Dietro le apparenze, le dichiarazioni roboanti e i documenti di contrarietà firmati a più mani, sembra che sul termovalorizzatore in Val Bormida si stia svolgendo una partita molto meno chiara di quanto si voglia far credere. Uno spettacolo in cui tutti recitano la parte dei contrari, ma nessuno sembra davvero voler fermare il copione.
La nebbia del termovalorizzatore: tutti contro, ma si apre il tavolo tecnico
Il caso del termovalorizzatore in Val Bormida è emblematico. I sindaci sottoscrivono documenti di rifiuto netto. Il Pd regionale accusa la Provincia di manovre ambigue. I comitati alzano la voce e le associazioni locali chiedono chiarezza. Eppure, su iniziativa del sindaco di Carcare Rodolfo Mirri, viene chiesto — e ottenuto all’unanimità in Consiglio provinciale — un tavolo tecnico di approfondimento. Una mossa definita da alcuni “doverosa”, per evitare decisioni prese “nelle stanze segrete”, ma che per altri sembra un clamoroso passo indietro rispetto alla ferma opposizione dichiarata.
Mirri difende la sua posizione, rivendicando un’azione di responsabilità: “Se i ragionamenti proseguono lo stesso nonostante i no, allora tanto vale guardarli in faccia, ma in trasparenza, non in segreto. Serve un confronto istituzionale, serio e tecnico, per evitare decisioni calate dall’alto.” Dichiarazioni condivisibili, se non fosse che la loro stessa esistenza rivela l’ambiguità del momento: se il “no” è davvero netto, cosa c’è da approfondire?
Pd contro Pd: schizofrenia politica e contraddizioni evidenti
Le polemiche esplodono anche dentro lo stesso Partito Democratico. Il tavolo tecnico è stato chiesto proprio da un esponente del Pd, il sindaco Mirri, eppure viene attaccato dal segretario regionale Davide Natale e dal consigliere Roberto Arboscello. Gli stessi che accusano Bucci e Olivieri di muoversi “fuori dai radar istituzionali”. Il presidente della Provincia Olivieri li smaschera con sarcasmo: “Il Pd sta polemizzando con sé stesso?”
In mezzo, il sindaco di Cairo Lambertini pone condizioni: “Se ne possiamo parlare, solo se le condizioni ambientali migliorano”. Mentre il primo cittadino di Cengio, Francesco Dotta, prima sembrava possibilista, poi smentisce: “Le aree ex Acna non sono idonee.” A Cosseria, il sindaco Molinaro rievoca il documento di netta contrarietà votato dal consiglio comunale un anno fa, denunciando oggi confusione, ambiguità e timori crescenti tra cittadini e comitati.
Funivie e silenzi assordanti: dove si va a parare?
Intanto, sullo sfondo, si staglia il caso delle Funivie. Voci insistenti le indicano come aree potenzialmente adatte a ospitare il termovalorizzatore. Una “follia” secondo i sindacati, che accusano il silenzio complice del subcommissario Paolo Ripamonti: “Sarebbe bastato smentire, e invece nulla.” Ripamonti si limita a dire che “tutto è in fase di studio” e dribbla ogni riferimento esplicito, proprio come nel caso del ripristino dei vagonetti. E così le ombre si allungano, proprio mentre si parla di nuovi traffici ferroviari per rinfuse come la sabbia di silicio. Coincidenze?
Una valle già segnata: salute, economia e promesse al ribasso
Il sindaco di Cosseria, Roberto Molinaro, rompe il muro del politicamente corretto e pone domande che risuonano forti: “In Val Bormida i tumori sono ovunque. In ogni famiglia. Vogliamo davvero aggiungere un impianto che brucia rifiuti per compensare Italiana Coke? È una logica perversa: togliamo un veleno per metterne un altro.”
Molinaro sottolinea che la Liguria non ha bisogno di un termovalorizzatore in Val Bormida: la vera emergenza è Genova, dove la raccolta differenziata è ancora una chimera. “Noi piccoli comuni superiamo l’80%, ma non possiamo reggere il peso di chi non fa la sua parte.”
Aggiunge che l’unica vera compensazione dovrebbe essere fatta con investimenti sulle strade, la digitalizzazione, la scuola, il turismo e la cultura. “Le bollette gratis sono una favola. E il lavoro? Un inceneritore impiega 20 persone. Una fabbrica, anche impattante, ne impiega centinaia. E l’indotto?”
Il sospetto di una regia silenziosa
Alla fine dei giochi, resta una sensazione inquietante: che ci sia un accordo sotterraneo, tacito ma condiviso, per lasciare aperte tutte le strade. Perché il termovalorizzatore va bene purché lontano dagli occhi. E nel frattempo si approfondisce, si studia, si rinvia… si avanza.
Un copione già visto. Ma in Val Bormida nessuno ha più voglia di pagare il prezzo del teatro.