Vado, Spinelli attacca
Lo Stato usa i soldi dei contribuenti per procurare un terminal agli stranieri
Ci sono i cinesi che, insieme ai danesi gestiranno la nuova piattaforma dei container di Vado Ligure e le grandi opere che il porto di Genova deve realizzare celermente per continuare a giocare da protagonista nella sfida “globale”. E poi ci sono le questioni più “locali” che rischiano però di impattare anche sugli scenari al- largati. Insomma, c’è un po’ di tutto in questa lunga giornata genovese in cui si inizia a parlare di mattina presto di Via della Seta e si continua nel pomeriggio, finendo però per affrontare il tema delicato della nuova diga foranea. Chi, come sempre senza usare troppi giri di parole, decide di affronta e a modo suo il tema è Aldo Spinelli, titolare insieme al figlio Roberto di uno dei più importanti gruppi logistici italiani, che sul tema Cina sceglie un approccio molto diretto. «Il porto di Genova Sampierdarena insieme a quello di Pra’ poteva arrivare a 3-4 milioni di contenitori — spiega dal palco del convegno organizzato a Palazzo San Giorgio sulla Via della Seta — Non vedo perché lo Stato italiano debba usare i soldi di noi contribuenti, per procurare dei terminal a degli stranieri: lo Stato italiano ha usato i nostri soldi, 350 milioni, per realizzare il terminal di Vado che è in mano agli stranieri. E’ una cosa da evitare. Come dice un ministro: prima gli italiani».
Nel mirino, insomma, finisce la nuova piattaforma container di Vado operativa a fine anno, in concessione a Maersk e ai cinesi (Cosco 40% e porto di Quingdao 9,9%). L’imprenditore chiede che vengano realizzate infrastrutture ferroviarie e nuova diga per il porto di Genova, per consentire lo sviluppo, altrimenti non potrà aumentare i traffici. “Le infrastrutture ferroviarie sono ferme, mentre negli altri porti hanno progredito, se non le facciamo rimaniamo tagliati fuori — continua Spinelli — Vedo un grande pericolo per il futuro, che le merci si spostino da Sampierdarena a Vado e sarà un problema per i lavoratori che dobbiamo difendere. Per quanto riguarda la nuova diga foranea, tutta la città ha scongiurato l’amministratore delegato del Rina di non fare ricorso per non bloccare tutto, ma lui sta andando avanti. Credo sia una cosa vergognosa per il porto di Genova che ne ha bisogno”. Passa qualche ora e arriva la notizia che il ricorso, ipotizzato nei giorni scorsi, ora si è diventato reale, ma senza la richiesta di sospensiva per non bloccare l’iter dell’opera che deve proseguire, partendo appunto dalla progettazione affidata a Technital.
La conferma della presentazione del ricorso al Tar arriva dalla stessa società genovese, ribadendo che la decisione, come anticipato nei giorni scorsi dal presi- dente e amministratore delegato del Rina Ugo Salerno, è stata presa “nell’interesse della comunità”, alla luce del fatto che “per un’opera così complessa serve una grande competenza tecnica”.
Nel suo ricorso, però, il Rina non ha chiesto una sospensiva del contratto vigente con Technital, in modo da non generare ritardi nell’iter di avanzamento di quest’opera, “che comunque deve proseguire” chiarisce la società.
n.b. da La Repubblica
Sul quotidiano un ampio servizio sul Convegno di ieri