“Se Savona fosse un rombo?”: le domande surreali del questionario Sea-S sui cassonetti intelligenti

Inizia parlando di rifiuti, ma finisce per sembrare un test della personalità. È il questionario online lanciato da Sea-S, nell’ambito del progetto “RtoR: da Rifiuto a Risorsa”, legato all’introduzione delle nuove isole ecologiche di prossimità e dei cosiddetti cassonetti intelligenti.

Secondo la presentazione ufficiale, l’obiettivo è costruire un “Manifesto di Valori condiviso per la città di Savona”, coinvolgendo i cittadini nella definizione di una visione collettiva dello spazio pubblico. Ma tra le domande proposte, molte sembrano più adatte a un laboratorio di arte astratta che a un’indagine sul decoro urbano.

Cassonetti o spazi multifunzione?

Una delle sezioni più eccentriche del questionario invita a immaginare usi alternativi per i cassonetti: punti di ritrovo socialearee per la pausa pranzostazioni di ricarica USBpostazioni fotografiche instagrammabili, persino spazi pubblicitari. A quando un cassonetto-biblioteca o un cassonetto con musica ambient?

E se Savona fosse… una spirale?

Un’altra domanda chiede di associare la propria città a una o più forme geometriche: cerchio, rombo, esagono, puntini, spirale… Un esercizio di stile più che un contributo utile alla gestione urbana. Che forma ha, oggi, il disagio dei cittadini? E che forma ha un servizio che non cambia, ma intanto si colora di parole?

Un Manifesto (forse) senza conseguenze

Sea-S specifica che il questionario è anonimo e che le risposte verranno usate “solo per scopi di ricerca” e “per migliorare l’aspetto visivo delle isole ecologiche”. Si precisa però che “l’intento del progetto non è modificare il servizio di raccolta rifiuti”, il quale è già stato deciso e sarà attuato con cassonetti intelligenti in centro e mastelli nelle periferie.

Quando la partecipazione è solo una cornice

Il dubbio, insomma, resta: a cosa serve un questionario partecipativo che non incide su nulla di sostanziale? Si chiede l’opinione dei cittadini su forme e colori, ma non sulla logica del servizio, né sull’efficacia reale della raccolta.

Una partecipazione ridotta a decorazione, in perfetta coerenza con cassonetti pensati per essere belli prima ancora che funzionali. Ma forse basterebbe un cassonetto in meno e qualche ascolto in più per trasformare davvero un “rifiuto in risorsa”.

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