In un clima politico sempre più appesantito da malumori e insoddisfazioni, l’amministrazione guidata da Marco Russo appare in una fase di evidente logoramento. Sono mesi, ormai, che la fiducia dei cittadini nei confronti della giunta è in costante calo, appesantita da ritardi, promesse disattese e scelte amministrative spesso poco condivise o deludenti. Tuttavia, nonostante l’evidente difficoltà dell’attuale maggioranza, la sensazione è che il potere resti saldamente in mano all’attuale blocco politico grazie a un sistema di alleanze e appoggi consolidati nel tempo.
Un sistema che si regge su tre pilastri: il sostegno (non sempre visibile ma ben percepito) di settori del mondo cattolico, il legame con una rete di cooperative ben inserite nel tessuto economico e sociale cittadino, e una fitta trama di associazioni che negli anni hanno beneficiato – direttamente o indirettamente – di risorse e spazi. È questa rete che continua a garantire al centrosinistra una resilienza che va oltre i risultati concreti dell’amministrazione.
Nel frattempo si apre anche un punto interrogativo su dove si collocherà il Movimento 5 Stelle. Secondo le indicazioni nazionali, i pentastellati dovrebbero correre con il centrosinistra, e dunque con Russo. Ma è difficile immaginare che gli attuali due consiglieri comunali – per coerenza politica e per quanto hanno detto e fatto finora – possano accettare un simile scenario. Si aprirà quindi un nodo politico interessante, da tenere d’occhio nei prossimi mesi.
In questo contesto, ci si aspetterebbe un’opposizione pronta ad approfittarne, ma il centrodestra savonese, al netto di un ritrovato entusiasmo tra i suoi elettori, sembra brancolare nel buio. Le indiscrezioni che circolano sui possibili candidati alla poltrona di sindaco fanno riflettere, e in alcuni casi preoccupano. Dopo l’errore strategico negativo della candidatura di Angelo Schirru – esperienza che avrebbe dovuto rappresentare una lezione importante – ora i nomi che filtrano dai corridoi della politica sono quelli di Paolo Canavese e Alessandro Berta.
Due figure che, per ragioni diverse, risultano tutt’altro che di rottura rispetto al passato recente. Anzi, sono viste da molti come parte di quel sistema savonese che tanti cittadini vorrebbero superare. Ecco perché, anche in caso di vittoria elettorale del centrodestra, in molti temono che cambierebbe solo la facciata, lasciando intatte le dinamiche che hanno portato la città allo stato attuale.
Il rischio concreto, dunque, è che la città rimanga inchiodata tra un centrosinistra indebolito ma ancora strutturalmente forte, e un centrodestra incapace di rinnovarsi davvero. In mezzo, cresce l’esercito degli sfiduciati, dei disillusi, di chi ha smesso di credere nella possibilità di un cambiamento e si rifugia nell’astensione.
L’unico vero spiraglio potrebbe venire da una lista civica autentica, svincolata dai partiti e capace di aggregare cittadini di buona volontà, con un candidato sindaco credibile, un programma concreto, sobrio e realistico, che non insegua sogni faraonici ma obiettivi raggiungibili. Ma proprio per questo, una proposta del genere rischia di essere subito “colonizzata” dai partiti, pronti a salire sul carro in caso di successo.
Sappiamo che qualcuno, a Savona, sta cercando di percorrere questa strada. L’auspicio è che chi vorrà provarci sappia imparare dagli errori del passato – basti pensare all’esperienza, troppo breve e travagliata, di “Andare Oltre” – e riesca davvero a costruire un’alternativa solida, credibile e capace di intercettare il desiderio di riscatto di una città che da troppo tempo è prigioniera del proprio immobilismo.