La città è sporca, la raccolta rifiuti non funziona, i cassonetti strabordano e l’azienda incaricata di gestire il servizio… entra nelle scuole per insegnare ai bambini l’educazione ambientale. No, non è una barzelletta, ma l’ennesima trovata geniale che potrebbe tranquillamente rientrare nella categoria “fai quello che dico, non quello che faccio”.
La Società Sea-S, con il patrocinio dell’amministrazione comunale, ha annunciato il lancio di un progetto rivolto agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado di Savona. L’obiettivo? Insegnare ai ragazzi le buone pratiche per la gestione dei rifiuti e la tutela dell’ambiente. Peccato che nel frattempo, passeggiando per le vie della città, ci si trovi spesso davanti a cumuli di immondizia abbandonata, sacchi che attendono per giorni il ritiro e una raccolta differenziata che sembra funzionare con la stessa precisione di un orologio senza lancette.
L’iniziativa sarebbe anche lodevole, se solo fosse accompagnata da una gestione efficiente dei rifiuti urbani. Ma è difficile credere che l’azienda che fatica a garantire la pulizia delle strade e il corretto smaltimento dell’immondizia possa davvero farsi portavoce di una rivoluzione ambientale nelle scuole. Forse, prima di insegnare ai bambini come si smaltiscono i rifiuti, sarebbe il caso di dimostrarlo nella pratica.
Gli studenti di Savona, mentre ascolteranno le lezioni sulla corretta raccolta differenziata, uscendo da scuola potranno toccare con mano la realtà: sacchi lasciati a terra, cestini stracolmi e rifiuti che viaggiano allegramente spinti dal vento. Un’esperienza didattica decisamente immersiva.
E chissà, magari la prossima trovata sarà un corso per sensibilizzare sul decoro urbano tenuto dagli stessi amministratori che, finora, hanno lasciato la città in balia del degrado.
Insomma, la solita fuffa ben confezionata, mentre i problemi restano lì, sotto gli occhi (e il naso) di tutti.