Turista che vieni, speranza che te la tieni.
A Savona trovare un bagno pubblico è un’impresa epica, una sorta di “urban water-crossing” degno di una nuova disciplina olimpica.
Piazza del Popolo? Chiedi al bar, se sei fortunato.
Piazza Mameli? Nulla, il deserto sanitario.
In Darsena, proprio davanti alle navi da crociera, c’è quello di via Giuria: spesso chiuso senza preavviso, vandalizzato.
Al Prolungamento? Ci sono, ma dipendono dai chioschi.
Via Aonzo, chiuso da anni, è in cantiere da mesi: “ci stanno lavorando”, dicono.
Il parco di Villapiana? Sì, c’è qualcosa, ma serve una mappa, una guida e forse anche un portafortuna.
Nel frattempo, chi ha un’urgenza in città può sempre affidarsi ai wc chimici sulla spiaggia: poetici, odorosi, panoramici.
E pensare che nel “Patto per Savona” si parlava di accoglienza turistica, di città moderna, aperta, vivibile.
Forse intendevano “aperta”… ma non ai bisogni fisiologici.
Così, tra una passeggiata sul lungomare e un giro culturale, chi ha una necessità corre, domanda, si dispera.
I fortunati trovano un bar. Gli altri? Si aggrappano a un cespuglio o a una toilette immaginaria.
Benvenuti a Savona, la città dove il bagno… è un miraggio.