Un anno fa, la Procura di Savona e l’associazione Uniti per la Salute decisero di impugnare la sentenza di primo grado sul processo Tirreno Power, presentando ricorso in appello contro l’assoluzione di tutti gli imputati. Un passaggio che, all’epoca, riaccese il dibattito su una delle vicende ambientali più controverse della Liguria, ma che oggi sembra essere finito nel dimenticatoio.
L’inchiesta riguardava le emissioni della centrale a carbone di Vado Ligure, che secondo l’accusa avrebbero causato danni alla salute della popolazione locale. Dopo anni di indagini e un processo che ha attirato l’attenzione nazionale, nell’ ottobre 2023 arrivò il verdetto: tutti assolti perché “il fatto non sussiste”. Una sentenza che lasciò l’amaro in bocca a chi da tempo denunciava i danni ambientali e sanitari causati dalla centrale.
Nonostante l’assoluzione, la Procura di Savona e Uniti per la salute (unica tra le associazioni ambientaliste) non si sono arrese, ritenendo che vi fossero elementi sufficienti per sostenere le accuse anche in appello. Il ricorso è stato presentato un anno fa, ma da allora il silenzio regna sovrano: quando verrà fissata la nuova udienza? Quali saranno i tempi della giustizia? Domande che restano senza risposta.
Nel frattempo, la centrale a carbone è ormai chiusa da anni, ma il dibattito sulla transizione energetica e sulla responsabilità ambientale resta attuale più che mai. Chi sperava in una svolta giudiziaria per stabilire definitivamente le responsabilità della vicenda deve ancora attendere, mentre sullo sfondo resta l’eterna questione: la giustizia arriverà mai a una conclusione definitiva, o finirà tutto in prescrizione?
Per ora, il ricorso è lì, in attesa di un verdetto che potrebbe cambiare il corso di una delle pagine più complesse della storia giudiziaria savonese.