Piazza del Popolo nel caos: l’ex assessore denuncia… o regola i conti col sindaco?

Chi l’avrebbe mai detto che a svelare il fallimento delle politiche urbane del sindaco Marco Russo sarebbe stato… un  ex assessore. Luca Martino,  grazie a una passeggiata mattutina  col suo cane Pablito in piazza del Popolo, è riuscito dove non sono arrivati né progetti di rigenerazione urbana né le famose “cene all’aperto”.

Martino, aggredito da una coppia che stazionava in piazza (senza cane, ma con molta aggressività), ha avuto un’apparizione: “Piazza del Popolo è una giungla”. E lo ha detto senza mezzi termini, sui giornali e su Facebook. Un risveglio improvviso e fragoroso, che ha colto di sorpresa molti — soprattutto chi si ricorda che la piazza era già in quelle condizioni anche quando Martino era assessore.

Ma non è questo il punto. Il punto è che Martino, oggi da semplice cittadino, ha detto a voce alta quello che tanti pensano da anni: la piazza centrale di Savona è stata abbandonata al degrado, e tutte le iniziative annunciate con grande fanfara dall’amministrazione Russo sono servite solo a fare scena. La vernice sulle panchine? Un colpo di pennello per Instagram. Le cene all’aperto? Tre tavoli contati e una locandina in Comic Sans. Gli “eventi culturali”? Una tombola e due bancarelle.

La realtà è che Piazza del Popolo è rimasta com’era: terra di nessuno. Ma per il sindaco Russo, bastava raccontare il contrario. Una narrazione fatta di “riqualificazioni partecipate”, “presidi sociali”, “azioni coordinate”, “stimoli aggregativi” e altri slogan che servono più a coprire che a risolvere. È la classica fuffa dell’amministrazione: più si parla, meno si fa.

Ora, ironia della sorte, a smentire tutta questa propaganda ci ha pensato un ex assessore. Che, evidentemente, dopo essersi tolto la fascia, ha deciso di togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa. E sì, c’è chi maliziosamente nota che Martino non è mai stato un fan del sindaco Russo, anzi.  Come tutti i componenti storici del PD (anche se ora pare sia simpatizzante di Calenda) anche lui è tra quelli che vedono l’attuale primo cittadino come il fumo negli occhi. Chissà, magari più che indignazione civile è una vendetta politica. Ma il bello è che ha ragione.

Ha ragione nel dire che la piazza è in mano a bande di disturbatori. Ha ragione nel dire che la sicurezza non si garantisce con due manifesti e quattro lampadine. E ha ragione, purtroppo, nel dire che il degrado urbano non si combatte con le fiere del fungo porcino.

La lezione è chiara: puoi raccontare tutta la fuffa che vuoi, ma prima o poi arriva chi ti  smaschera. E ti lascia, caro sindaco, con una piazza da bonificare… e una figuraccia da raccogliere.

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