Piano Regolatore di Savona

Dopo 13 anni e 6 assessori approvato definitivamente
 il peggior Piano Regolatore di Savona
 L’incarico per il nuovo Piano regolatore fu dato da Gervasio nel 1997. 
In 13 anni si successero sei assessori (Amoretti, Zunino, Aglietto, Tuvè, Di Tullio e Berruti) e il 3 agosto 2010, verrà definitivamente approvato.

In una città che vide il Piano Regolatore di Cortesi e Galleano (1855) ed il PRIS (1970), che sono nella storia positiva dell’urbanistica italiana, siamo arrivati al punto più basso: un Piano Regolatore che elude tutte le grandi scelte e si limita a registrare solo le tante iniziative edilizie residenziali di alcuni potenti imprenditori.

 

Ma ci sono alcune cose che caratterizzano in modo particolarmente negativo questo Piano Regolatore:

  • Nulla è detto sul nuovo casello autostradale (decisione primaria in un piano urbanistico):
  • Nulla è detto sul collegamento tra porto e autostrada che continua a seminare congestione e incidenti nel centro città;
  • Nulla è detto sul collegamento stradale con il levante, limitato in sostanza alla sola Aurelia;
  • Nulla è detto su nuove infrastrutture vitali per una città come Savona: Centro per Congressi e Sport e Nuovo Ospedale;
  • Nulla è detto per sviluppare l’accoglienza turistica (un ostello è stato chiuso e l’altro fortemente ostacolato);
  • Sono previsti palazzi di residenza alti 12 metri sulla spiaggia di ponente (a Bari li buttano giù ed a Savona li tirano su);
  • E’ previsto il riempimento della darsena delle Funivie sacrificando così le possibilità di sviluppo di San Giacomo, del Miramare e di tutta la valletta che sale al vivaio comunale, per costruire capannoni che potrebbero essere messi in qualsiasi altro posto;
  • Non è previsto un solo metro quadrato per nuove industrie ed anche le aree artigianali sono ricavate in angusti spazi residuali: conseguenza della assurda affermazione di Aglietto e Ruggeri (indirizzi del 2003): “la città offre posti di lavoro al di sopra del proprio fabbisogno fisiologico”:
  • Non è previsto alcuno strumento per dare casa alle 800 famiglie che hanno richiesto l’assegnazione di una casa popolare (cosa che sarebbe ottenibile, invece, incentivando un attento e diffuso frazionamento della proprietà immobiliare, che presente, oggi una dimensione media eccessiva rispetto alle esigenze di famiglie diventate sempre più piccole).

 Sono stati spesi centinaia di migliaia di euro per un risultato modestissimo che non dà le indicazioni fondamentali e la stessa Giunta continua a ipotizzare singolarmente progetti (Nuovo Ospedale, collegamento ciclabile con Albisola, Cittadella, aree a levante del Priamar ecc.) che proprio nel piano dovrebbero trovare la loro definizione strategica e il loro equilibrio.

 Una ulteriore nota amara: il Partito della Rifondazione Comunista non trova di meglio che astenersi: “che il sì sia sì ed il no sia no, tutto il resto è del demonio”. Dopo 13 anni di discussioni e di mandato dei cittadini sanno solo esprimere un’astensione? A garanzia della poltrona e della ipocrisia della propria coscienza.

 Roberto Cuneo

 

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