Piaggio e Bombardier, cambiale in bianco?

Venerdì 17 maggio 2019 si è svolto il tour del vicepremier, Ministro dello sviluppo economico e del lavoro Luigi di Maio (5 Stelle) che ha toccato le maggiori realtà industriali in crisi del settore metalmeccanico della provincia di Savona, area di crisi complessa, ossia Piaggio Aerospace (Villanova d’Albenga), con la collegata LaerH (Albenga) e Bombardier Transportation (Vado Ligure).

Queste tre aziende con l’indotto impiegano circa 2000 lavoratori.

La politica industriale, in questo primo anno di legislatura non apparirebbe ai primi posti nell’agenda di governo, complice anche il clima di perenne competizione elettorale dai toni sempre più bellicosi tra i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini(Lega). Diversamente, in Germania in piena campagna elettorale per le elezioni europee, ci si preoccupa anche dei problemi dei rumorosi e pittoreschi vicini e si pianifica una successione ordinata per la guida del paese (LEGGI), in Italia a fare da padrone è il tifo calcistico (LEGGI).

Per la traballante economia savonese (ed italiana) questo perenne clima da stadio è sicuramente causa dei ritardi nell’attuazione del piano di riconversione industriale dell’area di crisi complessa.

Anche a livello parlamentare, l’attività di controllo sull’operato del governo sul tema delle crisi del sistema produttivo savonese non sembra fornire moltissimo materiale, probabilmente c’è poco su cui discutere.

Per quanto riguarda la provincia di Savona, sulle due principali aziende metalmeccaniche in crisi Piaggio Aerospace e Bombardier, dove pendono annose vertenze, gli atti parlamentari si possono contare sulle dita di una mano, di seguito ne riportiamo alcuni.

Per Piaggio il 4 dicembre 2018 è stata presentata al Ministro dello sviluppo economico l’interrogazione a risposta scritta S.4/00968, da parte dei senatori Francesco Maria Giro (Forza Italia – circoscrizione: Lazio) e Massimo Mallegni (Forza Italia – circoscrizione: Toscana), dove viene richiesto, tra l’altro, quali siano le ragioni politiche che hanno indotto il Governo a non sbloccare la commessa da 766 milioni di euro, relativa a 20 droni (P.2HH). L’interrogazione, al 15 maggio 2018, risulta ancora in corso, anche perché il programma per lo sviluppo dei droni P.2HH, risulterebbe cancellato ed il relativo investimento da 766milioni di euro è stato rimodulato e spostato su altri progetti, più realistici, da assegnarsi a Piaggio.

Ancora in corso  l’interrogazione a risposta orale 3-00375 su Piaggio, del 7 dicembre 2018, presentata dall’onorevole avv. Cristina Rossello (Forza Italia) di Finale Ligure, ma con una prestigiosa carriera nell’alta finanza milanese.

Su Bombardier si deve segnalare l’interrogazione a risposta in commissione 5-02102 del 10 maggio 2018, presentata dalla deputata ligure Raffaella Paita (PD). Dove viene tra l’altro evidenziato che, nel 2016, l’azienda ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per 104 lavoratori, e che lo stabilimento di Vado Ligure, uno dei migliori a livello europeo per livello di performance, oggi rischia la chiusura.

Non sfugge che il fattore comune di tutti questi atti parlamentari, è che il delegato a rispondere è il Ministero dello sviluppo economico, oltre all’estremo ritardo con cui, questi atti, sono stati presentati rispetto al precipitare degli eventi, nonostante che nel corso di questa legislatura siano stati lanciati molti allarmi sullo stato estremamente precario delle due vertenze, la politica è sempre un po’ distratta(LEGGI).

Di Maio

Le promesse fatte nel corso degli anni ai lavoratori di Piaggio sono molte, le ultime in occasione della visita del vicepremier Luigi Di Maio lo scorso venerdì 17 maggio 2019, non sono mancate anche stoccate al suo rivale vicepremier Matteo Salvini (VEDI), gli interessi dei lavoratori diventano oggetto della contesa elettorale. «Lo voglio ripetere ancora una volta, non vogliamo smembrare questa azienda, non accetteremo alcun tipo di spezzatino. L’obiettivo è che qui ricomincino a lavorare tutti i lavoratori » è quanto asserito dal vicepremier Di Maio (La Stampa 18 maggio 2019)

Le prime promesse iniziarono con stipula dell’ accordo di programma del 10 giugno 2014, tra i firmatari il MISE, la Regione Liguria e le rappresentanze sindacali. L’accordo prevede che oltre al trasferimento della maggior parte delle produzioni nel nuovo avveniristico stabilimento di Villanova d’Albenga sarebbe dovuto nascere il distretto dell’aerospaziale ligure. La LarerH di Albenga, nata dall’esternalizzazione di alcune produzioni di Piaggio è una delle aziende che avrebbe dovuto costituire questo distretto, oggi i lavoratori si trovano in cassa integrazione con un futuro incerto (LEGGI).

Il taglio del nastro del nuovo stabilimento avvenne in pompa magna, nel novembre 2014, alla presenza dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi (PD), accompagnato dall’allora Ministro della difesa, la genovese Roberta Pinotti (PD).Non poteva mancare l’annuncio di un futuro bellissimo (VEDI).

Renzi

Le tensioni finanziarie di Piaggio sono iniziate già dopo il trasferimento nel nuovo stabilimento che avrebbe dovuto rilanciare l’azienda, tanto che già nel 2015 e 2016 i bilanci presentavano non poche criticità.

Per le note vicende dei ritardi dei finanziamenti competenti al governo italiano ed il pesante debito accumulato (oltre 600milioni), a fine novembre 2018, gli azionisti degli Emirati Arabi hanno alzato bandiera bianca, dando mandato al consiglio di amministrazione della società di avviare la procedura di amministrazione straordinaria. I sogni e le promesse hanno finito per infrangersi contro la dura realtà.

A buoi scappati le rappresentanze dei lavoratori ed i sindacati savonesi hanno indetto, per il 26 novembre 2018, uno sciopero con manifestazione per le vie di Savona. Al capezzale non poteva mancare una numerosa schiera di politici locali.

Politici di tutti i colori alla manifestazione di Piaggio del 26 novembre 2018

Per Piaggio, ragionevolmente, visto l’elevato debito, che pregiudica la possibilità di investimenti, l’unica via per tentare il risanamento può essere quella di valorizzare al massimo le produzioni in cui ha consolidata esperienza. Attendiamo la finalizzazione delle commesse pubbliche annunciate a riguardo.

Anche per la vertenza di Bombardier il vicepremier Luigi di Maio, senza impegni vincolanti e rimanendo sul generico, prova a gettare acqua sul fuoco (VEDI), «le eccellenze di questo stabilimento che produce tra le i migliori locomotori al mondo devono restare a Vado, come l’attuale occupazione, le progettazioni e le produzioni. Apriremo una interlocuzione sia con i privati, sia con il governo tedesco per quei carichi di lavoro che possono interessare il sito vadese. Non sarà una partita facile ma se tutti gli interlocutori si siederanno al tavolo in buona fede, possiamo fare un buon lavoro». (La Stampa 18 maggio 2018)

Ricordiamo che Bombardier soffre una penuria di commesse dalla seconda metà del 2016, quando a causa della perdita di una gara per la fornitura di treni regionali, aprì una procedura di mobilità volontaria per 104 lavoratori in cambio ammortizzatori sociali concessi per l’area di crisi complessa. Solo la produzione dei locomotori della serie Traxx DC3 è riuscita a mitigare la cronica mancanza di produzione, commessa che andrà però ad esaurirsi entro i l’autunno, con alcuni reparti già entrati in sofferenza. Da qui l’avvio delle procedure per lo spacchettamento e la cessione di alcuni rami d’azienda.

Per Bombardier bisogna tenere in considerazione che lo scorso 10 maggio il Gruppo ferrovie dello stato italiane ha varato il piano Industriale 2019-2023 che prevede diverse opportunità, di cui si è già riportato in precedenza (LEGGI). Aggiungiamo inoltre la commessa per 7 treni regionali che la filiale italiana della multinazionale canadese Bombardier si è recentemente aggiudicata per la Provincia di Bolzanoanche questa discussa in un precedente articolo (LEGGI).

Per la filiale italiana di Bombardier più che parlare di crisi, cessioni, spacchettamenti oggi, con la presentazione del nuovo piano delle ferrovie, si dovrebbe parlare di finalizzazione dei contratti di fornitura verso i clienti istituzionali. La strategia per la soluzione della vertenza di Bombardier, illustrata dal segretario generale della CGIL Maurizio Landini in occasione della sua visita a Savona del 16 aprile 2019 è ragionevolmente attuabile.

Ci si domanda se a causa della procedura di mobilità avviata per i 104 lavoratori, nel 2016, non si siano perse professionalità e know-how per poter rispondere alle richieste del piano industriale delle ferrovie. Più volte abbiamo posto l’attenzione sulle contraddittorie e confuse azioni dei sindacati savonesi per opporsi al declino dello storico stabilimento di costruzione di materiale rotabile.

Martinazzi – Mazziotta

Bruno Martinazzi (rsu Fiom-Cgil) tende a scaricare le sue responsabilità su altri «l’incontro è servito per impostare il rilancio di un’azienda in crisi, che ora deve dimostrare di voler restare sul mercato. In sette anni i lavoratori hanno perso 35 mila euro con gli ammortizzatori sociali, mentre Bombardier ha chiuso i bilanci in attivo per milioni». Se Bombardier ha sempre chiuso i bilanci in attivo, Martinazzi, visto che sostiene di essere una persona seria, si dovrebbe domandare se ha fatto abbastanza per contrastare il declino dello stabilimento, difendere il reddito dei lavoratori che avrebbe dovuto rappresentare e chiedere con maggiore fermezza politiche di investimenti, dato che si parla di centinaia di milioni di utili. Forse il nostro Martinazzi pare ragionare più con una mentalità da imprenditore di piccola bottega.

Gianni Mazziotta, segretario UiI, archiviata, per ora, l’idea del ricollocamento dei lavoratori di Bombardier nel vicino centro commerciale annunciato nelle aree ex Ferrero pare essere più pratico del suo collega: “chiediamo certezze sul proseguimento delle commesse lo stabilimento sta realizzando le 40 locomotive per Mercitalia, in più c’è un’opzione di altre 20. Ma. il piano industriale del Gruppo Fs ne prevede in totale cento, quindi ci sarebbe spazio per una nuova commessa da 40 macchine». (Il Secolo XIX 18 maggio 2018)

A fronte di promesse generiche fatte in piena campagna elettorale, senza aver raggiunto accordi scritti in sede istituzionale, i sindacati savonesi sembrano aver concesso una tregua elettorale allentando ancora una volta la tensione e rimandando le decisioni a dopo le elezioni del 26 maggio, auguriamoci che gli interlocutori siano ancora gli stessi. Per i lavoratori savonesi l’ennesima cambiale in bianco.

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