È notizia di oggi che Maersk, il colosso danese dello shipping, ha licenziato quattro dipendenti negli uffici genovesi. Una decisione che ha immediatamente scatenato la reazione dei sindacati, pronti a rispondere con lo sciopero e, se necessario, con azioni ancora più incisive.
Maersk ha scelto di spostare alcune lavorazioni nelle Filippine e di sostituire parte delle mansioni svolte dai lavoratori genovesi con l’intelligenza artificiale. Una scelta che rientra in una strategia sempre più diffusa tra le multinazionali: tagliare il personale per abbattere i costi, senza troppe preoccupazioni per le conseguenze sociali.
Di fronte a questa decisione, i sindacati hanno immediatamente proclamato uno sciopero, ma Maersk non ha mostrato segni di ripensamento. Non solo: i vertici aziendali non si sono neppure presentati all’incontro convocato dai sindacati per discutere della situazione. Un atteggiamento arrogante e sprezzante, che ha fatto salire ulteriormente la tensione.
A questo punto, i sindacati hanno annunciato che, se l’azienda non tornerà sui suoi passi, verrà bloccato il terminal portuale di Vado Ligure, gestito proprio dalla compagnia danese. Sarebbe un segnale forte, che dimostrerebbe come il mondo del lavoro non sia disposto a subire passivamente queste dinamiche.
Ma la vera notizia è un’altra: finalmente i sindacati alzano la testa. Per troppo tempo, a Vado Ligure, la politica e il sindacato hanno avuto un atteggiamento ossequioso nei confronti di Maersk, evitando qualsiasi critica e preferendo celebrare ogni nuova assunzione piuttosto che interrogarsi sui licenziamenti.
Ora, grazie all’iniziativa del sindacato genovese, anche il sindacato savonese potrebbe svegliarsi e porsi qualche domanda scomoda. Ad esempio: quanti lavoratori sono stati assunti davvero in questi anni? E quanti, invece, sono stati licenziati nel silenzio generale?
Perché va bene accogliere un grande player internazionale come Maersk, ma non al punto da chiudere gli occhi quando decide di ridurre il personale senza alcuna trattativa.
Il rischio, se i lavoratori non faranno sentire la loro voce, è che questi quattro licenziamenti siano solo l’inizio di un progressivo smantellamento delle attività locali a favore di esternalizzazioni e automazione.
Il porto di Vado Ligure è stato un grande investimento, celebrato da tutti come un’opportunità di sviluppo. Ma se lo sviluppo significa solo tagliare posti di lavoro e delocalizzare le attività, allora c’è qualcosa che non funziona. E questa volta il sindacato sembra deciso a farlo notare.