Le crisi

LE CRISI FINANZIARIA, ECONOMICA, AMBIENTALE SONO UNA STESSA CRISI

Seppure operando in territori comunali e provinciali non possiamo non considerare e non affrontare tematiche generali che incidono in modo sostanziale sulle politiche locali. Per questo ritengo opportuno considerare che la finanza, l’economia, l’ambiente sono dentro una stessa profonda crisi…

E’ importante avere consapevolezza di questo e questa consapevolezza considerarla nella programmazione delle politiche locali e nella gestione delle pubbliche amministrazioni territoriali.

La crisi aperta nel 2008 con l’esplosione della bolla immobiliare americana è ancora in pieno sviluppo. La riacutizzazione del 2010, dovuta ai debiti sovrani europei (primo quello greco), è un episodio dello stesso evento mondiale. Siamo di fronte ad una crisi di sistema e non congiunturale. Il sistema ha sviluppato inediti caratteri predatori, ha enormemente aumentato la diseguaglianza, che nel caso specifico italiano è ai vertici dei paesi sviluppati, ha formato una superclasse che controlla gran parte della ricchezza del mondo e regge le sorti dell’umanità.

Nella realtà in campo ci sono i puri rapporti di forza. Circolano derivati pari a dieci volte il Pil mondiale, ogni giorno gli uomini producono l’equivalente di 150 miliardi di dollari e i soggetti della finanza possono mobilitarne trilioni. Questa immensa liquidità è figlia dello sfruttamento: lo sfruttamento intensivo del lavoro umano e lo sfruttamento senza limite delle risorse naturali, materia ed energia. La svalorizzazione di lavoro e natura sono processi paralleli. Mezzo miliardo di lavoratori e lavoratrici di paesi di antica industrializzazione sono stati messi in concorrenza con due miliardi di lavoratori e lavoratrici dei paesi emergenti, facendone crollare il prezzo, e si sono contemporaneamente sviluppati sistemi energetici altamente dissipativi e inquinanti, fino alla possibile irreversibilità delle alterazioni della biosfera. Tanto da aprire nuovi interrogativi sul destino della civiltà umana sulla Terra.

L’Europa tecnocratica e liberista si è indebolita e si è esposta agli attacchi. In questo tempo di crisi, le élite europee hanno scelto politiche recessive che hanno ancor più concentrato il potere di decisione nelle mani dei governi, sottraendolo al libero e partecipato dibattito pubblico europeo. Siamo in piena crisi di progetto e contenuti, essendo stata scelta la strada di politiche recessive e di ridimensionamento della spesa pubblica.

La verità è che è in atto esattamente un violento e prolungato attacco all’euro, all’Europa come soggetto politico e al modello sociale europeo. Quello che non è riuscito sostanzialmente in trent’anni alla destra politica, coalizzata di qua e di là dall’Atlantico, può riuscire alla superclasse dei predatori di Wall Street. Sotto l’attacco speculativo, la ricetta liberista e rigorista rischia di accentuare ulteriormente il profilo della crisi, tagliando sul lavoro, sulla domanda, sugli investimenti e sui servizi pubblici, con inevitabili effetti recessivi. E’ un circolo vizioso, in fondo al quale si profila la fine del sogno europeo con conseguente ricaduta sui territori locali.

 

Si tratta di avanzare una proposta nuova, sia nella direzione di costruire una nuova sovranità democratica dei popoli europei e dei parlamenti al livello dell’Unione, sia di promuovere una politica alternativa basata su un nuovo modello di sviluppo che si fondi sulla qualità ambientale e sulla giustizia sociale. Un nuovo europeismo si può costruire se si ripropone una soggettività sociale autonoma che rafforzi la rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici europee. È necessario ricostruire una nuova coalizione del lavoro a livello continentale, che sappia innovare nelle pratiche e nei contenuti.

Anche a livello locale è necessario prendere atto di questo ed è necessario che il ruolo, la funzione e la responsabilità delle pubbliche amministrazioni non sia quello dei trascinati dalla situazione o dagli interessi imprenditoriali. Le pubbliche amministrazioni locali hanno il dovere e devono riacquisire il proprio ruolo e recuperare le proprie funzioni fondamentali. Le pubbliche amministrazioni locali devono recuperare l’autorevolezza per elaborare strategie e costruire un nuovo modello di rapporto, rispettoso delle diverse funzioni e dei diversi ruoli con il sistema economico / produttivo e con la rappresentanza del mondo del lavoro.

Nicola Isetta

Portavoce SEL Circolo Territoriale Vado L. / Quiliano 

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