La Savona vista dalla trasmissione “Fuori Roma”

La Savona vista dalla trasmissione “Fuori Roma”
La trasmissione di ieri sera di “Fuori Roma” dedicata a Savona è stata molto confusa, prolissa in certe parti, brusca in altre, con tagli micidiali di discorsi a metà e di frasi estrapolate dell’opposizione. Manco a dirlo, dei 5 stelle, quasi azzerati, ma anche in misura minore di Battaglia. Ai 5 stelle lanciate accuse pesantissime ai limiti dell’insulto personale, senza alcuna minima possibilità di difesa o replica. Almeno si è intravisto, per chi lo voleva vedere, sia una sorta di sordo rancore verso questi parvenu della politica che scompigliano le carte e non sono all’altezza per definizione, di default, per pregiudizio, senza neppure preoccuparsi di ascoltarli o di metterli alla prova, sia il patetico razzismo di chi si vorrebbe di sinistra. Lo stesso razzismo, in particolare antimeridionalismo, emerso anche dopo la famosa bufala del Caf subissati.
Si vede bene di che pasta sono fatti questi maitre a penser” delle interviste
 che si crogiolano nel vittimismo e nell’autolesionismo e ci disprezzano dall’alto di una vita di nobili sconfitte. Qualcuno che vorrebbe vincere, che vorrebbe fare davvero qualcosa di concreto, che ovvove! Gente che farebbe di tutto, ma proprio di tutto, per impedire che qualcuno smentisca la loro narrazione precostituita.

Ecco, forse la Savona che emerge è veramente quella che è, triste, accozzata di cemento che ne deturpa le nobili sfiorite bellezze, sede di sottotrame oscure appena sfiorate ma minacciose e radicate, popolata da vecchi acidi, che ghettizza i giovani, che non sa sfruttare le carte che avrebbe, divisa fra un centro destra furbetto ma inconsistente e un centro sinistra franato anche qui, come dappertutto, dopo errori decennali.

O forse, quella che viene dipinta è la Savona di cui si compiacciono tutti coloro che la vorrebbero nel pantano in cui è, tra chi tutto sommato ci marcia, nell’intreccio dei poteri intoccabili, e quelli compiaciuti di disfacimento, che neanche un poeta crepuscolare. Dove dominano, in tutti i sensi, sempre i soliti, scambiandosi i ruoli nella commedia delle parti. Dove ci si “identifica” in appartenenze ormai sbiadite come gli affreschi di qualche pittore nelle nostre cadenti bellezze trascurate.

E chi non si identifica, è fuori. In tutti i sensi.

O forse esiste da qualche parte qualcosa di diverso, qualcosa di vivo, qualcosa che lotterebbe per emergere da questa cappa soffocante, che guarderebbe all’esterno, al futuro, a nuovi modelli di sviluppo. Una Savona migliore, come quella che si era vista per esempio nei pochissimi esperimenti di democrazia partecipativa della passata amministrazione, del tutto inascoltata.

Solo che alla giornalista forse quella Savona non è pervenuta o non interessa.

Io continuo a sperare che ci sia, e che prima o poi riesca a battere tutti questi cicisbei, tutti questi dandy della mutua, tutta questa muffa d’antan, dalla quale emergeva solo, bellissima e solare, la personalità non a caso negletta di Renata Scotto.

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