8° raduno bersaglieri in congedo 14 battaglione Sernaglia

“Nulla via impervia”
8° raduno bersaglieri in congedo 14 battaglione Sernaglia
“Qui molti ragazzi sono diventati uomini ed hanno imparato ideali mai più dimenticati, come l’amore per la patria e per la bandiera”, ha dichiarato uno degli organizzatori dell’8 raduno dei bersaglieri in congedo del 14 battaglione Sernaglia tenutosi domenica 25 settembre presso la ex Caserma Piave di Albenga, “e oggi qui contribuiamo a diffondere lo spirito del corpo. Voglio salutare tutti, in particolare Glauco Biagioli, che non è più con noi ma rimarrà sempre nei nostri cuori,

 il vicesindaco Tomatis in rappresentanza del sindaco, i labari, la fanfara, il comitato organizzatore e voglio dedicare un pensiero speciale ai caduti per la patria e al nuovo labaro, dedicato a Glauco Biagioli”.

Visibilmente commossa, la madre di Glauco Biagioli ha ricordato così il figlio scomparso :”Il nuovo labaro parla di te, persona onesta e generosa, e voglio ringraziare tutti, in particolare i bersaglieri, di cui Glauco era contento di aver fatto parte, e mia figlia che ha permesso la mia presenza oggi a questo evento”.

“Questa mattina, appena venuto qui, ho cercato con lo sguardo Fulvio Pelusi, ma mi sono subito reso conto che non poteva esserci”, ha sottolineato il vicesindaco Riccardo Tomatis, in rappresentanza dell’amministrazione comunale, “e questa caserma ha visto tanti giovani, che con il servizio militare sono passati dalla giovinezza all’età adulta, che magari sono partiti per la prima volta dal loro paese, spesso molto lontano, per conoscere l’Italia come bandiera. Sui libri di storia ci sono i nomi di chi decide le guerre, che sono il fallimento della diplomazia, ma troppo spesso non vi sono i nomi di chi quelle guerre le ha combattute. Quando molti soldati sono partiti per la prima guerra mondiale, lo Stato non aveva dato loro nulla fino a quel momento, dato che all’epoca non vi era nessun assistenzialismo e la sanità lasciava molto a desiderare. Questi giovani sono morti per l’Italia e le associazioni devono far conoscere ai nostri giovani cosa significa l’amor di patria. Il quinto punto del decalogo La Marmora, fondatore dei bersaglieri, dice che occorre una ginnastica continua, mentre il decimo sottolinea la convinzione nei propri mezzi. Attualmente i nostri giovani si sentono italiani solamente quando gioca la nazionale di calcio e questo può essere un valore su cui fare leva per recuperate l’amor di patria, sentimento che esiste ancora e che bisogna far emergere”.

“Gli albenganesi qui provano l’orgoglio di essere italiani e quest’anno ricorre il centenario della prima guerra mondiale”, ha dichiarato il professor Pier Franco Quaglieni, “e voglio sottolineare che la prima guerra mondiale, che costò la vita a più di 600.000 giovani, non fu un inutile strage, ma consacrò l’essere italiani, nel senso che diventammo italiani. Questa fu per l’Italia la quarta guerra d’indipendenza perché Trento, Trieste, l’Istria e la Dalmazia divennero italiane. I bersaglieri mantengono la continuità con la giovinezza nel non dimenticare i valori appresi in gioventù. Il nome Piave è per l’Italia sinonimo di resistenza contro l’Austria e nel 1916 abbiamo dimostrato come l’Italia sa vincere una guerra, basta ricordare Enrico Toti, che non era un esaltato, lui che poteva sottrarsi alla guerra perché invalido, ma scelse ugualmente di combattere ed è un simbolo dei bersaglieri.

Voglio ricordare i martiri irredenti fucilati nel 1916 ed in particolare Cesare Battisti, ma anche altri eroi. Occorre ricordare i nostri eroi e bisogna cancellare l’idea che chi sceglie di sacrificarsi per la patria sia un esaltato, ma la pace dev’essere una costante per il nostro paese. Vorrei ricordare anche i caduti della Seconda Guerra Mondiale, la guerra perduta, che hanno perso la vita sul fronte russo, albanese, greco, ma anche in Africa, e non ho timore a dire che quella fu una guerra sbagliata”.

Molta soddisfazione anche dalla presidente di Confcommercio Lorenza Giudice, che ha sottolineato come “ogni anno questo orgoglio ci nutre e un sincero grazie a chi accoglie con la speranza che ogni anno il numero dei partecipanti aumenti”.

“Sono ormai passati 180 anni dalla fondazione dei bersaglieri”, ha sottolineato l’ultimo comandante della caserma Piave, “e Glauco Biagioli sperava vivamente che ogni anno potessimo ritrovarci qui. Voglio ringraziare la Cassa Depositi e Prestiti, proprietaria della caserma, l’Agenzia del Demanio, il sindaco Cangiano, che oggi non è presente, il vicesindaco Riccardo Tomatis, il professor Quaglieni e voglio dire orgogliosamente che io mi sento prima bersagliere e poi uomo”.

“Oggi in questa caserma c’è un ossigeno diverso e qui c’è il nostro essere italiani”, ha ribadito il generale Campani, “ed occorre, soprattutto tra i giovani, capire cos’è l’onore e l’amor di patria e i bersaglieri possono far conoscere questi valori, conoscendoli molto bene”.

“Rimpiango il servizio di leva perché creava amicizie spontanee”, ha dichiarato uno degli organizzatori dell’evento, “e durante la prima guerra mondiale è nato negli italiani un forte amore per la patria, essendosi ritrovati nelle trincee tutti insieme, provenienti da tutta Italia”.

SELENA BORGNA

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