Qualche giorno fa è andato in scena l’ennesimo pasticcio istituzionale, che ormai nella nostra provincia somiglia più a una pièce teatrale tragicomica che a una normale gestione amministrativa. Protagonista, questa volta, è stato il sindaco di Carcare, Rodolfo Mirri – peraltro fedelissimo del consigliere regionale Roberto Arboscello (PD) – che ha presentato un ordine del giorno che ha tutta l’aria di una retromarcia sul termovalorizzatore in Val Bormida. Il tutto approvato, con sorprendente unanimità, dal Consiglio Provinciale….leggi
Peccato però che l’intera Val Bormida, unita come raramente accade, abbia risposto con un secco e inequivocabile no. Non solo tutti i comuni della Val Bormida savonese – Carcare inclusa, ironia della sorte – ma anche quelli della parte cuneese (Camerana, Gottasecca, Monesiglio, Prunetto e Saliceto) si sono detti contrari alla realizzazione dell’impianto nel proprio territorio.
Una bocciatura corale, che rende ancora più incomprensibile – o forse troppo comprensibile – la mossa del sindaco Mirri e dei suoi sostenitori. Chi rappresentavano in consiglio provinciale, se non i territori che oggi gridano alla forzatura e al tradimento?
Ma mentre dalla Val Bormida si alzano proteste e prese di posizione nette, dagli altri comuni “papabili” per ospitare il termovalorizzatore – Spotorno, Bergeggi, Quiliano, Vado Ligure, Savona – regna un silenzio che definire assordante è quasi un eufemismo.
Sindaci Fiorini, Rebagliati, Gilardi, Isetta, Russo: ci siete?
I cittadini dei vostri comuni – quelli che rischiano di convivere con l’impianto – si aspettano una parola chiara, una posizione, un sì o un no. Qualcosa che possa quantomeno far capire se si ha intenzione di difendere il territorio o di avallare decisioni prese altrove, in silenzio e magari a porte chiuse.
In politica, si sa, il silenzio può essere una strategia. Ma in questo caso rischia di diventare complicità. E chi tace, acconsente. O almeno così penseranno in molti.
Intanto si moltiplicano i segnali d’allarme: tutti contro l’edificazione dell’inceneritore sui siti di Cengio e Cairo Montenotte, mentre dai Comuni di Vado, Quiliano, Golfo dell’Isola e Savona non arriva nemmeno un sussurro. A loro quindi va bene? E perché nessun pronunciamento nemmeno da parte dei rispettivi consigli comunali?
Il sospetto comincia a farsi strada: il fallimento in corso della raccolta differenziata – dati alla mano – è forse il preludio di una “soluzione comoda”? Un nuovo inceneritore dove bruciare tutto ciò che non si riesce a separare?
Eppure, non è un dettaglio: in provincia di Savona sono stati individuati come possibili siti per l’impianto Cengio, Cairo, Vado-Quiliano. Chi vuole parlare lo faccia ora. Perché domani, forse, sarà troppo tardi. E allora resteranno solo le ceneri. In tutti i sensi.