In memoria dell’industria savonese

L’emorragia di posti di lavoro nell’industria della provincia di Savona, area di crisi industriale complessa, pare continuare in modo inarrestabile, l’ultima notizia è la definitiva chiusura di Ferrania Solis ed i conseguenti 34 licenziamenti.

Ferrania Solis era un’azienda che avrebbe avuto come scopo quello della costruzione di pannelli solari fotovoltaici, una notevole contraddizione che un’impresa legata alla nascente “green economy” debba chiudere, quando i temi legati alle problematiche ecologiche si apprestano a divenire le nuove ideologie con cui le classi dirigenti, che hanno perso i riferimenti ideologici di un tempo e con poche argomentazioni, provano a fare presa sulle masse.

Secondo la Stampa del 6 novembre Ferrania Solis nel ciclo di produzione dei pannelli solari si occupava solo dell’assemblaggio finale, mancando la produzione delle parti attive che venivano acquistate sul mercato. Probabilmente la mancanza di capitali con cui si è dovuta confrontare questa realtà non le ha consentito di potersi strutturare per produrre le parti nobili del pannello solare, ossia le celle fotovoltaiche, che sono i componenti alla base del pannello solare fotovoltaico e quelli a maggior valore aggiunto e tecnologico. Pertanto, con il solo assemblaggio, risultava difficile competere con i paesi a minor costo della manodopera. I lavoratori di Ferrania Solis hanno fatto ricorso per diversi mesi agli ammortizzatori sociali nell’ambito della procedura per l’area di crisi complessa, salvaguardando per quanto possibile il reddito, ma evidentemente la mancanza di progettualità e di capitali per cercare di rendere competitiva l’azienda ha solo posticipato i problemi, senza risolverli. Le classi dirigenti, politiche, imprenditoriali e sindacali cialtrone nostrane ingannano elettori e lavoratori sostenendo che il piccolo è bello e pretendono di fare impresa con pochi capitali, socializzando le perdite, dovendosi scontrare con i colossi internazionali i risultati non possono che essere quelli di Ferrania Solis.

Il caso della Ferrania Solis è quindi l’ennesima occasione persa da questa provincia per tentare di rilanciare l’industria con una produzione ad alto valore aggiunto e tecnologico. Ancora una volta i “benefici” per l’area di crisi complessa del savonese si sono tradotti in misure assistenziali, senza prospettive concrete per la soluzione di questa vertenza ed il rilancio industriale della provincia. Con i soli amaretti o canestrelli di Sassello o la frutta secca candita, per l’industria savonese la strada rischia di essere in salita.

Di Maio – Salvini -Conte – Zingaretti – Di Maio – Conte

La crisi dell’ex ILVA – Arcelor Mittal, che è tornata di attualità dopo i pasticci causati prima dal governo verde-giallo del razzismo e della paura – Lega di Salvini-(5 Stelle) – poi dal governo giallo-rosa delle tasse, delle manette e della decrescita (poco felice) – 5 Stelle-(PD) – entrambe presieduti dal premier Prof. Avv. Giuseppi Conte, rischia di provocare ripercussioni su due aziende del savonese la Sanac di Vado Ligure, che produce materiali refrattari per la siderurgia, e la Italiana Coke di Cairo Montenotte.

La Sanac è già parte del gruppo ILVA in amministrazione straordinaria e sarebbe dovuta passare sotto la nuova amministrazione franco-indiana di Arcelor Mittal, ma al momento tutto è fermo, mentre l’Italiana Coke avrebbe in programma di diversificare la produzione al carbone coke per la siderurgia, quindi le acciaierie ex ILVA – Arcelor Mittal di Taranto sarebbero un possibile acquirente del carbone coke siderurgico.

Inoltre, come noto, a causa della mancata copertura dei parchi a carbone nella stazione di arrivo delle Funivie a Cairo Montenotte, la Italiana Coke con tutta la filiera del carbone che comprende Funivie ed il terminal Alti Fondali sono interessati da una vertenza che minaccia l’intero comparto del carbone che occupa circa 600 lavoratori.

Zunato – Pasa – Burlando – Ruggeri

Anche sulla vertenza della filiera del carbone si è assistito ai consueti volare di stracci e rimpalli di responsabilità, l’ultimo che ha coinvolto l’Assessore allo (sotto)Sviluppo Economico del Comune di Savona, Maria Zunato (Lega di Salvini), ed il segretario provinciale della CGIL Andrea Pasa. Sul ring, sentitosi chiamare in causa, è salito anche l’ex sinistro dei trasporti ed ex Presidente della Regione Liguria Claudio Burlando (PD), tra i fautori, con l’allora sindaco di Savona, Carlo Ruggeri (PD), dello spostamento della stazione marittima del carbone sulla banchina degli alti fondali del porto di Savona. Tale spostamento ha comportato la realizzazione del costoso ed avveniristico tunnel sottomarino che collega il nuovo arrivo delle rinfuse sugli alti fondali del porto di Savona, con la prima stazione a monte delle Funivie.

Più che a partecipare ai battibecchi e sceneggiate del teatrino della politica, il segretario della CGIL Pasa farebbe bene a portare in piazza i 600 lavoratori del comparto del carbone e tutti quelli interessati dalle varie vertenze lavorative che interessano la provincia di Savona, come Bombardier, Ferrania Solis, Piaggio Aerospace e Sanac, per citarne alcune, che complessivamente occupano circa 2000 lavoratori.

Nell’industria savonese, al momento, l’unica nota positiva sarebbe l’annuncio da parte della Continental di Cairo Montenotte, gruppo industriale con 243mila dipendenti a livello globale, di voler aumentare l’occupazione di 70 unità, per l’avvio della produzione di un nuovo tipo di freno elettrico di stazionamento. Per poter competere sui mercati internazionali è fondamentale investire in innovazione, Continental con un fatturato nel 2018 di 44.4miliardi di euro ha investito in ricerca e sviluppo il 7% del suo fatturato (3.2miardi di euro).

Giovanni Toti

Mentre le classi politiche e sindacali savonesi si cimentano nell’arte della commedia non può sfuggire che la città di Genova si sta mobilitando per salvare l’ex ILVA di Cornigliano. Se la presa di posizione del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti a favore dello stabilimento ex ILVA di Cornigliano è verosimilmente una mossa opportunistica, i metalmeccanici dell’ILVA, al contrario di quelli savonesi, saranno sicuramente determinati a difendere il proprio lavoro e reddito.

Con tali classi dirigenti e sindacali, locali e non, della manifattura savonese rischia di rimanere, alla memoria, il solo discutibile e pacchiano ingranaggio del Rotary posto sull’altrettanta singolare “rotonda” all’ingresso della città. Cosa vorrà rappresentare? Forse la commedia o la lapide dell’industria savonese o più semplicemente sarà una marchetta?

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