Il medico di famiglia rischia di scomparire

Il medico di medicina generale o medico di famiglia negli anni passati era come un confessore che veniva consultato dai suoi pazienti che riponevano in lui grande stima e fiducia infatti si chiamava anche medico di fiducia. Si affidavano al proprio medico non solo per le problematiche di salute ma anche per consigli di vita.

Il medico di famiglia conosceva bene tutta la famiglia e non solo le malattie dei vari componenti famigliari, conosceva l’ambiente in cui si viveva i lavori svolti e quindi seguiva anche eventuali problemi di medicina del lavoro. Ovvero svolgeva una assistenza sanitaria olistica a tutto tondo ed era il medico che anche per telefono, conoscendo bene l’anamnesi del suo iscritto mutualisticamente, poteva riuscire a dare un consiglio medico meditato senza paura di sbagliare.

Alla luce di una volontà politica mal celata, ormai da anni i politici dissennati, hanno voluto diminuire le risorse economiche dedicate alla medicina di famiglia ovvero territoriale, limitando i farmaci concessi mutualisticamente, limitando (ne sa qualcosa l’ex ministro Lorenzin che fece una norma restrittiva al massimo per gli esami clinici sia di laboratorio che radiologica ) talmente grave che fallì presto perché praticamente i medici non potevano più curare secondo scienza e coscienza i propri pazienti.

Sempre nell’ottica del risparmio i medici sono stati trasformati in burocrati, costretti a compilare infiniti moduli di tutti i tipi, e quindi non più in grado di guardare in faccia il paziente ma a dover scrivere, scrivere, scrivere!

Ora pare che, visto che si sono accorti di aver rovinato la medicina di famiglia, vogliano addirittura eliminare la figura del medico di medicina generale sostituendolo con un medico dipendente e non più convenzionato potrebbe essere una cosa particolarmente pericolosa per il sacro rapporto di fiducia medico paziente.

Pensiamoci molto bene. Il medico non può essere un impiegato di concetto, ma dev’essere empatico verso colui che purtroppo non si chiama più pazienti ma cliente o peggio utente.

Povero Ippocrate, cosa direbbe, se lo sapesse!

Dott. Renato Giusto

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