Il film della settimana: Kidnap (Rapire)

Kidnap (Rapire), regia di Luis Prieto, con Halle Berry, Sage Correa, Chris McGinn, Leve Temple, Usa, 2017, thriller, durata 95 minuti.

Negli Usa la scomparsa dei bambini è molto frequente, essa è causata dal mercato benestante legato alla pedofilia o dalla azione maniacale solitaria di un pervertito,  oppure dalla possibilità di estorcere  denaro in cambio del rilascio del rapito, e per finire dalla crudeltà omicida di un folle attratto per lo più dalla debolezza costitutiva dei bambini.

Per questo tipo di reati gli Usa detengono, per estensione, nel mondo occidentale una posizione tra le più problematiche. Certe cose negli Usa accadono con una spaventosa frequenza anche perché l’opinione pubblica non si mobilita di fronte a certi fatti con la stessa potenza ed capillarità con cui avviene in Europa.

Intervenire quindi personalmente a seguito di un’esperienza di rapimento di un figlio, come accade nel film alla madre protagonista Kate Mcoy, è la logica conseguenza, apparentemente istintiva in realtà già meditata, legata a un sociale molto stratificato etnicamente e culturalmente: spesso con diversi strati che si pongono in contrapposizione reciproca se non addirittura in una silenziosa separazione. Un sociale tenuto insieme solo da un relativo benessere economico generale.

Kate Mcoy che vede al parco, da lontano, salire il proprio figlio su una automobile intuisce subito cosa può essere successo e inizia un inseguimento in automobile ad altissimo rischio incidente, indifferente al traffico, tutto giocato sulle grandiose energie che si possono liberare dall’istinto di una madre offesa nel più profondo.

Un thriller che pur non potendo vantare originalità nella trama e nei modi di girare, avvince psicologicamente perché richiama, con le idonee associazioni, sfere primarie della psiche umana strettamente legate a varie insicurezze, come la non appartenenza della madre a una sfera tribale precisa, alle emozioni procurate dall’animismo rimosso che ritorna metapsicologicamente consolando la donna,  come sintomo, quando la disperazione raggiunge livelli insopportabili

 Biagio Giordano

Condividi

Lascia un commento