C’era una volta la Banca d’Italia a Savona. Un palazzo imponente, austero ma elegante, affacciato su Piazza Mameli, tra Via Montenotte, Via Niella e Via Astengo. Un edificio a forma di “U”, che racconta oltre un secolo e mezzo di storia cittadina, economica e architettonica. Ora è in vendita, e come spesso accade nella Savona di oggi, la notizia è scivolata via tra l’indifferenza generale. Eppure siamo davanti a un pezzo significativo del patrimonio urbano e culturale della città.
5.000 metri quadri in pieno centro storico, prezzo base 3,8 milioni: poco più di 750 euro al metro quadro. Uno degli edifici più rappresentativi della città, costruito nel 1870 e ampliato negli anni Cinquanta, è oggi un bene in dismissione. Ma a dismettersi, purtroppo, sembra essere anche l’interesse della politica locale per la rigenerazione vera del centro cittadino.
Un gioiello (ignorato) in un punto nevralgico della città
L’edificio ha ospitato la Banca d’Italia fino al 2008. Oggi è vuoto, con una vocazione incerta, nonostante offra tutto: molti locali, alloggi signorili, spazi civili, un cortile interno con accesso carrabile, terrazze private.
Eppure, mentre si parla tanto di sviluppo sostenibile, rigenerazione urbana e valorizzazione del centro storico, nessuno sembra avere un’idea – né tanto meno un progetto – su cosa potrebbe diventare questo spazio.
Quale futuro?
Un hub culturale? Un centro per start-up? Una nuova sede universitaria? Un albergo diffuso? Un luogo pubblico polifunzionale per giovani, anziani, associazioni, artisti, artigiani?
In altre città ci si batterebbe per farne un simbolo del rilancio. A Savona, invece, si aspetta di vedere il privato che lo compra. Magari un fondo per costruirci tanti appartamenti naturalmente di lusso per pochi eletti.
Dove sono Comune, Regione, Campus, Porto?
Parliamo tanto – e scriviamo nei documenti ufficiali – di Alleanza città-campus, di centro storico come motore di rigenerazione, di turismo culturale e identità urbana, ma quando si presenta una vera opportunità… cala il sipario.
Possibile che nessuna istituzione abbia preso in considerazione l’acquisizione pubblica o una partnership pubblico-privata strategica?
È triste vedere un bene così prezioso trasformarsi nell’ennesimoa occassione mancata . Un simbolo di come Savona continui a perdere pezzi di sé stessa, silenziosamente, tra un piano urbanistico mai attuato e un piano strategico mai iniziato.
In vendita c’è molto di più di un palazzo. C’è l’idea stessa di città. E oggi, più che mai, pare non esserci nessuno interessato a comprarla.