Elezioni: Scajola è l’anti-Toti (Italia Oggi)

Ha creato un suo movimento, Polis, con cui si presenterà alle prossime regionali in Liguria

Elezioni: Scajola è l’anti-Toti

Un dispetto al governatore: Imperia verso il Piemonte

Non servono selfie e passerelle ma attenzione e atti concreti»: Claudio Scajola vuole rientrare nella politica che conta e far vedere i sorci verdi al governatore della sua Regione, Giovanni Toti: sta preparando una propria lista per le elezioni regionali in programma a primavera e intende trasferire il Comune di Imperia al Piemonte, il che sarebbe uno smacco non di poco conto per il governatore. I rapporti tra i due non sono idilliaci: «Il modello Toti è una patacca, significa solo l’affermazione di una persona attraverso un’oppressione delle autonomie», dice Scajola. «Ritengo che le elezioni amministrative siano il trionfo dei cittadini nello scegliere il sindaco che ritengono il migliore non un’imposizione dall’alto».

Così lo scorso anno alle amministrative di Imperia lui (presentatosi come civico) s’è trovato contro il candidato di centrodestra scelto da Toti e l’ha battuto: 52% contro 48% dell’esponente totiano Luca Lanteri (sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia, il centrosinistra non è riuscito neppure a entrare al ballottaggio). Tra le prime iniziative da primo cittadino vi è stata l’istituzione della «pausa pianoforte» per i 300 dipendenti comunali. Uno strumento, elegante e austero, uno Steinway & Sons del 1939, è stato sistemato al primo piano del Comune e i dipendenti (anche delle società partecipate) possono utilizzarlo per una pausa massima (un relax durante il turno di lavoro) di 15 minuti a testa.

Scajola è stato deputato di Forza Italia dal 1996 al 2013, 4 volte ministro nei governi Berlusconi. In precedenza era stato esponente di spicco della Dc ligure e, a 34 anni, sindaco di Imperia (dal 1982 al 1995). È stato travolto da alcune vicende giudiziarie (compresa quella dell’acquisto attraverso una donazione di un appartamento con vista sul Colosseo) ma finora sempre prosciolto, a gennaio vi sarà la sentenza nel processo in cui è accusato di avere aiutato Amedeo Matacena, ex deputato di Forza Italia e armatore oggi latitante a Dubai, a sfuggire all’esecuzione di una condanna definitiva come referente politico di un clan di ‘Ndrangheta e a occultare il suo immenso patrimonio. Il pm ha chiesto una condanna a 4 anni e mezzo, il suo difensore ha proposto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Inoltre nei giorni scorsi la Procura della Repubblica di Imperia lo ha inquisito per peculato d’uso, per il presunto utilizzo dell’auto di servizio del Comune per scopi non istituzionali.

Nel 2013 si è allontanato dalla politica e poi dimesso da Forza Italia. Si è limitato a sostenere (con successo) l’elezione del nipote Marco alla Regione Liguria: è assessore nella giunta guidata da Toti. Lui è tornato in campo lo scorso anno quando si è presentato, a capo di un suo movimento, Polis, alle elezioni comunali, conquistando il Comune. È stata la sua ripartenza. Nei giorni scorsi ha organizzato in un agriturismo un party con 150 invitati, per lo più sindaci e amministratori liguri, e insieme agli auguri di Natale si è parlato delle future elezioni regionali in Liguria ma anche del futuro degli spaesati forzisti che, come Scajola, non condividono il quasi dissolvimento nelle braccia della Lega. Tanto che con la fascia tricolore ha partecipato alla manifestazione milanese a sostegno della senatrice Liliana Segre e guarda con simpatia al movimento delle Sardine. «Sì, ho partecipato assieme a tantissimi sindaci all’iniziativa milanese per dire, con forza, che l’odio non ha futuro», dice. «Quanto alle Sardine, vedo di positivo la partecipazione della gente e il fatto che non ci siano bandiere colorate. C’è bisogno di partecipazione e di lottare tutti contro l’odio».

Non è un caso che anche il suo nipote-delfino, Marco, si sia dimesso recentemente da Forza Italia per passare (e questo è stato un dolore per lo zio) con Toti. «La politica nazionale è costellata di ribaltoni, cambi di governo improvvisati, maggioranze basate sull’odio», dice Marco Scajola. È uno scenario difficile. La politica deve ripartire con umiltà dai territori. La mia prima tessera in Forza Italia è datata 1995, era impossibile continuare a rimanerci, ogni proposta di rinnovamento e di cambiamento viene bloccata». Aggiunge Claudio Scajola: «Forza Italia che ho contribuito a costruire insieme a Berlusconi credeva nella dignità dell’individuo, nei valori di solidarietà e libertà. Quella Forza Italia contrastava ogni forma di espressione di odio, di invidia e di rancore».

Scajola, nato a Imperia, ha 71 anni. Il padre fu attivo antifascista, fondatore della locale Dc, amico di Alcide De Gasperi, sindaco della città. Anche il fratello di Claudio, Alessandro, è stato sindaco della città ligure (insomma, una Dinasty) e deputato Dc per due legislature. «Finora a livello elettorale, in Liguria, c’è una sola candidatura (quella di Toti)», dice Claudio Scajola. «Dobbiamo capire e confrontarci, non è ancora chiaro quali siano le forze effettivamente in campo. Su questo dobbiamo ragionare». Egli avrebbe recentemente incontrato, dopo tanto tempo, Berlusconi, al quale lo unisce la diffidenza verso Toti. Il Cavaliere gli avrebbe proposto di fare entrare il movimento Polis in Altra Italia, il contenitore che faticosamente cerca di organizzare. A fare reincontrare i due politici è stato Alberto Zangrillo, già medico personale di Berlusconi, genovese, in dissenso con la decisione del sindaco di Genova, Marco Bucci, braccio destro di Toti, di dimissionare l’assessore Giancarlo Vinacci, manager del settore bancario. Zangrillo per protesta ha rinunciato al proprio titolo di «ambasciatore di Genova nel mondo» e Vinacci è entrato nell’orbita di Scajola.

La prima proposta da issare a mo’ di bandiera sarà quella di Imperia da fare diventare piemontese, e quindi toglierla alla giurisdizione di Toti. «Se facciamo un esame oggettivo dei rapporti storici ed economici del nostro territorio», conclude Scajola. «abbiamo vicinanze storiche con il cuneese e tutto il Piemonte. Abbiamo collegamenti e questo è il nostro vero entroterra. Prendetela come una boutade, ma ritengo che questo regionalismo e queste regioni così organizzate siano troppe e non corrispondano alla effettiva richiesta di rappresentanza da parte delle cittadinanze. In Italia basterebbero otto Regioni e il ripristino delle Province».

Carlo Valentini Italia Oggi 

 

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