Su La Stampa di domenica 25 settembre in un consueto comunicato stampa i lavoratori della Sanac di Vaddo Ligure, comune inserito dal 2016 nell’area industriale complessa del savonese, si sentono abbandonati.
La Sanac, che produce refrattari per la sideriìurgia, era parte dell’ILVA in amministrazione straordinaria e ad oggi non è ancora riuscita a confluire nel nuovo gruppo italiano dell’acciaio Acciaierie d’Italia partecipata dal colosso mondiale ArcelorMittal (62%) e dalla finanziaria del Ministero dell’Economia Invitalia (38%), che hanno rilevato la defunta ILVA travolta dagli scandali giudiziari.
Gli ordinativi non mancherebbero, ma la mancata formalizzazione degli accordi con Acciaierie d’Italia sta mettendo in pericolo la continuità produttiva di Sanac con pesante ricorso agli ammortizzatori sociali. Dal 23 novembre 2021 è aperto un tavolo di confronto al Ministero dello sviluppo economico che attende di essere aggiornato (LEGGI).
Che i lavoratori savonesi non siano in grado di mobilitarsi dal basso per difendere il proprio reddito ed i propri diritti non è una novità ed è altrettanto vero che i sindacati savonesi abbiano abdicato al proprio ruolo ormai da diversi anni. Organizzare manifestazioni costa fatica a funzionari sindacali che hanno lo stipendio garantito dalle tessere sottoscritte dai lavoratori, meglio affidarsi a comunicati stampa o stringere la mano a qualche politico a corto di consenso in periodo elettorale.
Bisogna però evidenziare che a pochi chilometri di distanza, nei giorni scorsi, i lavoratori di dell’Ansaldo Energia di Genova sono scesi in corteo per le vie cittadine a denunciare lo stato di crisi in cui versa l’azienda (LEGGI).
Il Ministro del Lavoro Andrea Orlando (PD) ha raccolto la mobilitazione dal basso ed ha ribadito all’azionista Cassa Depositi e Prestiti “la necessità di un piano industriale sostenuto da risorse certe che tuteli la capacità e le competenze produttive delle società”.
Evidentemente i lavoratori ed i sindacati genovesi non credono in una politica a corto di consenso e che utilizza il tema del lavoro solo in campagna elettorale, come rilevabile dai dati di affluenza nelle elezioni politiche del 25 settembre.
L’astensione o la mancanza di rappresentanza è ampiamente il primo partito con il 36,01% degli aventi diritto pari a 16.572.506 elettori, raffrontato ai 12.299.648 di voti (43,79% dei voti validi) espressi per la coalizione di destra di Meloni, Salvini e Berlusconi che ha vinto le elezioni (fonte Eligendo Ministero dell’Interno).
Con i dati di astensione riscontrati, è poco credibile che Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni possa essere un partito interclassista, che secondo il direttore della Stampa Massimo Giannini avrebbe raccolto il 21% dei voti dagli impiegati, il 22% dagli operai ed il 19% dai disoccupati, voti probabilmente raccolti dalle frazioni più benestanti o borghesi di queste classi sociali, che non ne rappresentano di certo la maggioranza, che andrebbe di certo ricercata nei senza rappresentanza (16.572.506 elettori).
Visto che i sindacati genovesi sanno rivolgersi alla maggioranza dei senza rappresentanza, è’ molto probabile che le risorse per i lavoratori di Ansaldo Energia, che hanno saputo mobilitarsi dal basso con la solidarietà degli altri lavoratori del comprensorio industriale si troveranno, più difficile per i tranquilli lavoratori delle aziende savonesi in crisi, che credono in una politica a corto di consenso.
Per una migliore rappresentanza dei lavoratori savonesi, l’esplicita incapacità di incidere sui processi decisionali da parte dei sindacati savonesi ne renderebbe auspicabile un commissariamento.
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