7 febbraio in Sala Rossa. Conferenza ‘Nata in Istria’, per non dimenticare la tragica pagina delle foibe

Proprio l’anno scorso in concomitanza con l’anniversario delle foibe venne presentata a Genova sotto il patrocinio di Città Metropolitana, Nata in Istria la vera storia dell’esodo vista con gli occhi di una bambina. La storia della mamma di Antonella Benvenuti consigliera municipale di Fratelli D’Italia di Genova e di Giulio Benvenuti vice presidente del Comitato Familiari delle vittime giuliane, istriane, fiumane e dalmate e l’associazione nazionale Noi per la famiglia-racconta Simona Saccone Consigliera comunale di Savona -grazie a foto e lettere dell’epoca di loro appartenenza.

Abbiamo pensato di portare la conferenza a Savona per sensibilizzare le persone a conoscere la storia delle foibe e di cosa vuol dire abbandonare per le famiglie​ la propria casa ,la propria vita e le proprie cose e di quali atrocità la guerra può portare l’uomo a fare .

Il Comitato Familiari delle vittime giuiane , istriane, fiumane e dalmate che riunisce tutti i parenti di chi ha avuto famigliari persi in quel tragico periodo ha subito dato la sua disponibilità a supportare questa iniziativa ma sarà lo stesso narratore e vicepresidente a narrare la storia di sua mamma e della sua famiglia e delle sue radici .

Venerdi’ 7 alle 17,00 in sala rossa nel comune di Savona ‘Nata in Istria’ con l’introduzione del nostro vicesindaco di Savona sempre molto sensibile a temi così profondi e importanti Massimo Arecco, perche’ la storia non ha un colore politico e la guerra non ha mai vincitori ne vinti ma solo vittime.

Esattamente quindici anni fa, nel 2005, gli italiani furono chiamati per la prima volta a celebrare il «Giorno del Ricordo», in memoria dei quasi ventimila nostri fratelli torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della seconda guerra mondiale.

La memoria delle vittime delle foibe e degli italiani costretti all’esodo dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia è un tema che ancora divide. Eppure quelle persone meritano, esigono di essere ricordate.

Tra il maggio e il giugno del 1945 migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati.

Secondo alcune fonti le vittime di quei pochi mesi furono tra le quattromila e le seimila, per altre diecimila.

Fin dal dicembre 1945 il premier italiano Alcide De Gasperi presentò agli Alleati «una lista di nomi di 2.500 deportati dalle truppe jugoslave nella Venezia Giulia» ed indicò «in almeno 7.500 il numero degli scomparsi».

In realtà, il numero degli infoibati e dei massacrati nei lager di Tito fu ben superiore a quello temuto da De Gasperi. Le uccisioni di italiani – nel periodo tra il 1943 e il 1947 – furono almeno 20mila; gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case almeno 250mila.

I primi a finire in foiba nel 1945 furono carabinieri, poliziotti e guardie di finanza, nonché i pochi militari fascisti della RSI e i collaborazionisti che non erano riusciti a scappare per tempo (in mancanza di questi, si prendevano le mogli, i figli o i genitori).

Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili.

Alla luce di questi fatti non si può e non si deve rimanere inerti, non si può far finta che nulla sia successo …….e pertanto L’Associazione “ Noi per la Famiglia –Liguria “ (Presidente Regionale Beppe Aleo e Presidente Città Metropolitana di Genova Bruno Simondo) sostiene e sosterrà sempre appieno ogni attività dedita al ricordo di quanto sopra narrato affinché nessuno dimentichi gli orrori perpetrati, ma soprattutto metta in evidenza ed esalti la sacralità della vita.

Le finalità principali dell’Associazione sono quelle di promuovere e sostenere ogni attività dedita alla difesa della vita (dal concepimento alla fine naturale); la difesa delle persone diversamente abili; il diritto alla somministrazione di cure adeguate per la difesa e tutela delle fasce sociali più deboli; la difesa della famiglia naturale come riconosciuta dall’art. 29 della Costituzione; il contrasto ad ogni forma di dipendenza (ludopatia, alcoolismo, stupefacenti); l’applicazione corretta delle normative sul diritto riconosciuto alla libertà educativa dei genitori.

Per poter al meglio finalizzare la propria attività l’Associazione coopera con gli Enti pubblici (Comune, Regione, Città Metropolitana) per una migliore coesione sociale e per il benessere della persona che deve essere sempre al centro di ogni cosa.

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